L’Architettura è Vacua Forma, vuoto definito da superfici, disponibile all’uso e alle funzioni che di volta in volta le si attribuiscono.
La città è nel vuoto definito dalle superfici dell’Architettura. La comunità dei cittadini vive in questo vuoto, dando senso alla città.
Se la comunità si frantuma in una moltitudine di individui isolati e stagni, allora il vuoto che contiene diventa vuoto di contenuto. E la città sparisce.
…
Alterare la forma, liberata dalla sua funzione, in un registro all’interno del quale questa [la forma] sia ancora riconoscibile. Spingerla fino al limite della sua riconoscibilità. Per indagarne le possibilità d’uso.
L’uso delle forme note [familiari] evita la tensione [ansiogena-paralizzante] della invenzione-creazione e prepara la serena disponibilità [autorale o dell’autore] all’adattamento a sé.
La forma si presta [si offre] a usi possibili.
La forma dell’architettura contiene in sé ogni cosa. Non il contrario. Non sono le parti costituenti che danno forma all’architettura.
Se l’architettura si modellasse sulla funzione, sull’uso previsto per la sua costruzione, saremmo pieni di architetture inutilizzabili. Fortunatamente l’architettura resiste alla funzione che l’ha generata.
…
L’Architettura si mostra attraverso le sue superfici.
ARCHITECTURA VACUA FORMA. Architettura di scatole. Di gusci. Shapes.
La città è definita dalle superfici dell’Architettura. La città è definita dalle superfici degli edifici.
Superfici/cartoncini di scatole vuote danno forma a un vuoto interno visibile. La città è il vuoto interno visibile.
Le scatole vuote degli edifici contengono e nascondono un vuoto invisibile. HIDDEN è il vuoto interno invisibile.
Vivo la città e ne conosco il vuoto interno visibile. Non conoscerò mai i vuoti interni invisibili. Ma la città non è lì.
…
L’Architettura definisce un vuoto interno, separandolo [ritagliandolo, staccandolo] dal grande vuoto esterno. Il vuoto interno è lo spazio denso, fuori c’è quello rarefatto. La densità dello spazio è direttamente proporzionale al numero dei suoi [dello spazio] usatori, fruitori, abitatori, …, occupatori.
…
La città vive nel suo vuoto aperto.
…
La città è nel vuoto.
La città vive nel suo vuoto. Il pieno dà la forma al vuoto. Il pieno è definito da scatole vuote.
Nel vuoto interno alle scatole vuote ci vivono le persone. Nel vuoto esterno alle scatole vuote ci vive la gente.
Il vuoto è la civitas. Il pieno è l’urbs.
La città è nell’equilibrio.
La città vive e cresce se le parti che la compongono sono in equilibrio tra di loro.
La città vive e cresce se tiene insieme in equilibrio le parti sociali.
…
AMOR VACUI.
Sul vuoto dentro [alle] scatole. Forme come scatole vuote.
La città vive nel suo vuoto. Gli edifici, con le loro superfici, delimitano/definiscono questo vuoto configurandolo come interno pubblico. Al di là [au-delà] della loro destinazione, gli
edifici svolgono una funzione pubblica in quanto scena.
Scena per una città italiana. La città è il vuoto tra le superfici che lo delimitano.
…
Il segreto spazio domestico.
Le facciate, che come quinte teatrali, costruiscono la scena urbana [il vuoto
urbano] sono bidimensionali. Dietro alle finestre non c’è nulla. Imperscrutabili spazi domestici, segreti, che nessuno vedrà mai.