di G. Pino Scaglione e Rosanna Algieri
Manca davvero poco, e sarà “Design with Nature”, l’installazione progettata dall’architetto Mario Cucinella per il “compleanno” del Salone e ospitata nel padiglione 15 di S. Project, a dare senso culturale e significato ai temi attuali della 60a edizione del Salone del Mobile.
Cucinella ha progettato 1.400 mq in cui prova a descrivere un “ecosistema virtuoso”, in cui ancora una volta un architetto si cimenta con il tema di come vivremo e abiteremo in futuro.
Qualche anno fa, sempre durante il Salone del 2018, era stato Carlo Ratti a farci riflettere su clima e abitare con una installazione nella Piazza del Palazzo Reale, e poco distante Massimiliano Locatelli realizzava la casa TreD con una stampante a polveri installata sul posto.
Nel frattempo, è arrivata la Pandemia di Covid19 e le nostre vite sono cambiate, così come le nostre case, i nostri luoghi, il nostro modello di relazioni, però non cambia la cadenza annuale del Salone, che si è fermato un solo anno, proprio per le conseguenze della Pandemia, e che nella mente di qualcuno poteva essere l’occasione per farlo diventare biennale, sia per essere davvero “sostenibile”, sia per dare spazio e respiro alla creatività incapace, umanamente di “sfornare” idee nuove ogni sei mesi.
Ma il Dio denaro, dunque il business che ne deriva, è più forte di ogni tentazione, e per esempio biennalizzare il Salone, e alternarlo con il Fuori Salone, sarebbe stata una buona opportunità in questi tempi così difficili, per diluire, allentare, respirare, dare spazio e tempo al progetto, che non chiede velocità, ma riflessività per poter essere, ancora oggi, soprattutto, ricco di originalità.
Sul futuro dell’abitare, si spende Cucinella nella sua installazione, pensando agli eventi degli ultimi anni che hanno fatto riscoprire il valore della socialità e della condivisione, proponendo una sorta di patto tra ciò che siamo e come abitiamo la terra e i luoghi. Cucinella riflette sull’urgenza della transizione ecologica, la casa come primo tassello urbano e la città come miniera, tre originali asset sui quali per esempio anche il Design potrebbe riprendere a lavorare, ma anche gli architetti, gli urbanisti, che spesso scivolano su “bucce di banane”, che con la sostenibilità vera hanno poco a vedere, come molti studi di rilievo che hanno necessità di sostenere il proprio trend di uffici pieni di collaboratori e collaboratrici (da pagare). Si vedano i numerosi e proliferanti “edifici albero” che stanno, in maniera anomala, con una sciocca moda che di ecologico non ha nulla, proliferando ovunque. Povertà di idee, marginalità dell’architetto, assuefazione del designer a modelli consumistici e ormai visti e rivisti: se il progetto, nelle sue diverse declinazioni, non trova una vera ragione di tornare ad essere utile alla società, presto sarà ancora più marginale di quanto non è già. Non si pensa a questo organizzando il Salone, le Biennali di Architettura (che almeno sono ogni due anni), dentro le Scuole di Progettazione, nei Ministeri competenti, ma si pensa ad andare avanti come se nulla fosse accaduto, recuperando il “tempo perso”, e non quello recuperato.
Comunque il traguardo delle 60 edizioni in tutto il suo splendore si appresta ad offrire le sue meraviglie, grazie alle aziende, ai brand e ai progettisti che ne hanno decretato il successo, negli anni, e che, oggi, tentano di dar vita a un evento che riflette l’impegno verso la transizione ecologica del sistema arredo. Ma non sarà una sedia in plastica riciclata, un tavolo di legno naturale a fare la novità, ma una profonda, vera, sentita riconversione da lineare a circolare, e su questo credo proprio che nessuna azienda del settore sia ancora pronta!
Quindi tutti a Milano dal 7 al 12 giugno, presso Fiera Milano Rho e nella Milano del Design (ma non è più così da tempo!), a stupirsi comunque, perchè in ogni caso, il Salone riesce sempre a stupire, in quanto, senza dubbio è “catalizzatore di creatività ed energie. È generatore di bellezza, inclusione, nuove opportunità. Siamo sempre stati un luogo di dialogo e costruzione, a Milano come nelle edizioni di Shanghai e di Mosca. Oggi, sconvolti come tutti per la guerra in Ucraina, crediamo ancor di più nel valore del nostro essere crocevia di culture e stili aperto al mondo” dichiara Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile, ma sarà vero che l’essere sconvolti per le nefandezze della guerra, della pandemia, il Design può tornare più vicino alle persone?
Noi andremo a vedere, con i nostri occhi, cosa ci sarà davvero di nuovo e ve lo racconteremo nella prossima puntata! Seguiteci…