E’ impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina…
Conferenza stampa di presentazione, il 21 febbraio, di una Biennale che apre al pubblico da sabato 20 maggio a domenica 26 novembre 2023, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Margheranella, nella stupenda cornice di Ca’ Giustinian a Venezia, alla presenza del Presidente Roberto Cicutto e della curatrice della sezione Architettura Lesley Locco, architetto e critica. Si tratta della 18a Mostra Internazionale di Architettura, “The Laboratory of the Future“. Ha aperto la conferenza il Presidente Cicutto che ha ribadito come “un laboratorio del futuro non può prescindere da un punto di partenza preciso, da una o più ipotesi in cerca di verifica. E l’Africa, paese di origine della curatrice, è lo spunto per raccontarne le criticità storiche, economiche, climatiche e politiche, dichiarare e mostrare a tutti che “a noi è già successo molto di quanto sta accadendo al resto del mondo. Confrontiamoci per capire dove si è sbagliato finora e come va affrontato il futuro”. Uno spunto significativo che ribalta la logica delle Biennali, verso un approccio molto più comprensivo e diretto, molto più democratico, che fa leva sull’ascolto di fasce di umanità lasciate fuori dal dibattito, allarga l’orizzonte dell’architettura ad una molteplicità di esperienze nuove e lingue zittite per molto, apre scenari differenti per il lavoro progettuale.
Sempre il Presidente Cicutto, nella sua introduzione, ha espresso, in coerenza con la filosofia della curatrice, l’impegno concreto nel cruciale obiettivo del contrasto al cambiamento climatico, promuovendo un modello più sostenibile per la progettazione, l’allestimento e lo svolgimento di tutte le attività della rassegna. Sarà dunque questa edizione della Mostra Internazionale di Architettura, la prima grande di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso per il raggiungimento della neutralità carbonica, riflettendo inoltre essa stessa sui temi di decolonizzazione e decarbonizzazione.
LA MOSTRA INTERNAZIONALE COME AGENTE DI CAMBIAMENTO Lesley Lokko che ha sostituito la parola “Architetto” con “Practitioners”(professionisti, coloro che svolgono attività in forma attiva e concreta), quali agenti di cambiamento” (…) ha parlato di una mostra di architettura come un processo: questa Biennale “prende in prestito struttura e formato dalle mostre d’arte, ma se ne distingue per aspetti critici che spesso passano inosservati. Oltre al desiderio di raccontare una storia, anche le questioni legate alla produzione, alle risorse e alla rappresentazione sono centrali nel modo in cui una mostra di architettura viene al mondo, eppure vengono riconosciute e discusse di rado. È stato chiaro fin dal principio che The Laboratory of the Future avrebbe adottato come suo gesto essenziale il concetto di “cambiamento”.”
La curatrice, non rinnegando affatto la sua origine, punta i riflettori sull’Africa e sulla sua diaspora, su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo, alla quale la stessa Leslie Lokko deve molto e grazie alla quale è giunta ad essere curatrice di questa edizione. Una rivoluzione per una istituzione che negli anni ha retto parte della sua fortuna su grandi nomi dell’architettura, grandi firme, grandi e magniloquenti “messaggi” attraverso architetture imponenti o costose e appariscenti, e che ora, grazie alla sensibilità e disponibilità del Presidente Cicutto e alla scelta di una curatrice fuori da coro dello Star System, accende più di un faro su realtà marginali, ma al contempo emergenti e di grande interesse. “Nell’architettura in particolare, la voce dominante è stata storicamente una voce singolare ed esclusiva, la cui portata e il cui potere hanno ignorato vaste fasce di umanità – dal punto di vista finanziario, creativo e concettuale – come se si ascoltasse e si parlasse in un’unica lingua. La “storia” dell’architettura è quindi incompleta. Non sbagliata, ma incompleta. Ecco perché le mostre sono importanti.” (Lesley Lokko)
LA STRUTTURA DELLA MOSTRA, La curatrice, con una precisione ed enfasi eccellenti nel suo discorso di presentazione, ha poi raccontato alla stampa la sua idea di Biennale, il cui titolo, “The Laboratory of the Future” è una mostra divisa in sei parti, con 89 partecipanti, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana, e con un significativo equilibrio di genere, età media dei partecipanti 43 anni, che scende a 37 nella sezione Progetti Speciali della Curatrice, in cui il più giovane ha 24 anni. Lokko ha evidenziato come quasi la metà dei partecipanti proviene da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone. In tutte le sezioni della Mostra, oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da un singolo o da un team molto ristretto. (…)”
Molto interessante il passaggio in cui la curatrice fa leva sulla immaginazione, perchè ha affermato con lucidità che è impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina, così che la sua mostra The Laboratory of the Future prenderà corpo nel Padiglione Centrale ai Giardini, dove 16 studi rappresentano il cuore della produzione architettonica africana e diasporica. Si sposta poi nel complesso dell’Arsenale, con la sezione Dangerous Liaisons (Relazioni Pericolose) – presente anche a Forte Marghera, a Mestre – affiancata a quella dei Progetti Speciali della Curatrice, che per la prima volta è una categoria vasta quanto le altre. In entrambi gli spazi sono presenti opere di giovani “practitioner” africani e diasporici, i Guests from the Future (Ospiti dal Futuro), il cui lavoro si confronta direttamente con i due temi della Mostra, la decolonizzazione e la decarbonizzazione, fornendo un’istantanea delle pratiche e delle modalità future di vedere e di stare al mondo. Quindi Leslie Lokko ha ribadito che si è deciso espressamente di qualificare i partecipanti come “practitioner” e non come “architetti”, “urbanisti”, “designer”, “architetti del paesaggio”, “ingegneri” o “accademici”, perché le condizioni dense e complesse dell’Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine “architetto”.
“Per la prima volta in assoluto la Biennale Architettura include Biennale College Architettura, che si svolgerà dal 25 giugno al 22 luglio 2023. Nel corso di quattro settimane di programma didattico, quindici docenti internazionali lavoreranno con cinquanta tra studenti, laureati, accademici e professionisti emergenti provenienti da tutto il mondo e selezionati da Lesley Lokko attraverso un processo di open call. Alla chiusura del bando, il 17 febbraio, sono pervenute 986 candidature.
CARNIVAL, Il programma di The Laboratory of the Future è arricchito dal Carnival, un ciclo di incontri, conferenze, tavole rotonde, film e performance durante i sei mesi di mostra, volti a esplorare i temi della Biennale Architettura 2023. (Carnival è sostenuto da Rolex, Partner esclusivo e Orologio Ufficiale della Mostra). Sono ben 63 le partecipazioni nazionali e torna la Santa Sede alla Biennale Architettura, con un proprio Padiglione sull’Isola di San Giorgio Maggiore (aveva partecipato per la prima volta alla Biennale Architettura nel 2018), mentre il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è curato dal collettivo Fosbury Architecture, formato da Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi. Il titolo della mostra è SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri
Tra gli eventi collaterali spunta il PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE, Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum, London che presentano per il settimo anno consecutivo il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi A) dal titolo Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale, a cura di Christopher Turner (V&A) insieme a Nana Biamah-Ofosu e Bushra Mohamed (AA). La mostra è realizzata in collaborazione con l’Architectural Association (AA) di Londra e la Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) di Kumasi. Molto originale e interessante il PROGETTO GRAFICO, che insieme alla identità grafica della Biennale Architettura 2023 e il design delle pubblicazioni sono a cura di Die Ateljee – Fred Swart. I volumi sono pubblicati da Edizioni La Biennale di Venezia, e si ispirano ad una palette di colori africani.
IL PARTNER E GLI SPONSOR, La Biennale Architettura 2023 è realizzata con il sostegno di Rolex, Partner e Orologio Ufficiale della manifestazione. Si ringraziano gli Sponsor della Biennale Architettura 2023: Bloomberg Philanthropies con Bloomberg Connects e Vela – Venezia Unica. Ringraziamenti a Cleary Gottlieb Steen & Hamilton LLP.