di Rosanna Algieri
Manca davvero poco al prossimo Salone del Mobile, tornato alla sua cadenza naturale della primavera, quest’anno ad Aprile prossimo dal 18 al 23 del mese. Nelle immagini, una selezione essenziale, ripercorriamo alcune visite della nostra rivista ad alcuni marchi, della passata edizione di giugno 2022, e in questo ripercorrere, riflettiamo ancora sul senso e sul significato di una enorme fatica che le aziende, i designer, per quanto proficui e creativi, fanno ogni anno per stare al passo con l’appuntamento. La domanda è sempre la stessa: ma davvero ogni anno si possono sfornare centinaia di novità che, di fatto, superano quelle di una stagione (nemmeno 7, 8 mesi fa) appena passata?
Il Salone (I Saloni, quest’anno c’è anche Euroluce) intendono presentarsi con una attenzione alle questioni ambientali, e già l’edizione appena presentata, nella conferenza stampa di febbraio, testimonia questo sforzo verso un percorso il più possibile circolare e non solo lineare. Tutto questo con un layout rinnovato, una idea di fiera innovatrice, un programma culturale d’impatto che punta soprattutto alla sostenibilità con tanti protagonisti del design. Nelle parole di Maria Porro, Presidente del Salone, si coglie l’eco di questo desiderio di innovazione: “Abbiamo lavorato per dare forma alle suggestioni e alle visioni emerse in questi anni a partire da domande fondamentali: quale nuovo ruolo per un evento come il Salone? Come e da dove iniziare a progettarne l’evoluzione?”. E nel corso delle sue dichiarazioni afferma che quest’anno ci si è soffermati nel raccogliere “le esigenze di chi il Salone lo fa e lo vive, espositori e visitatori, con più di 2.300 interviste e gruppi di lavoro tematici.” Da qui, prosegue Porro, “è nata l’idea di una mostra su un unico livello per facilitare i flussi e abbiamo fatto un lavoro quasi “urbanistico” sul disegno interno dei padiglioni.”
Quindi, a partire da Euroluce, la biennale dedicata al mondo dell’illuminazione − molto cambiato negli ultimi anni − il Salone ha pensato di ridisegnare i percorsi, integrando gli spazi delle aziende con contenuti culturali interdisciplinari che riguardano la relazione tra luce, architettura, arte e scienza. ” Si tratta di una una vera metamorfosi che in prospettiva interesserà tutto il Salone che ha l’ambizione di contribuire a ridisegnare il modello fieristico.” ha concluso la Presidente. La riflessione che ci preme proporre, in questo breve anticipo, riguarda soprattutto quanti degli espositori, quanti designer, sapranno cogliere il senso di queste sfide, posto che non sia sempre e solo una questione di business in un momento difficile della vita del pianeta, di inflazione galoppante, di sofferenza di tante categorie, giovani in particolare, nella città di Milano. Sarebbe bello se il prossimo Salone potesse interrogarsi per esempio su come il tema dell’abitare i luoghi, la città, lo spazio di vita, possano diventare temi al centro dell’agenda produttiva e progettuale, così da influenzare, in un paese con la politica che pone scarsa sensibilità al progetto e alla qualità, scelte amministrative e socio-economiche. Milano in questi ultimi tempi è cresciuta tanto culturalmente, ma tende sempre più ad “espellere” chi non riesce a superare la fine del mese! Il Salone, e con esso il design, può assumersi parte di questo ruolo civile e culturale, necessariamente etico? Ce lo auguriamo, in attesa di vederci a Milano!