Il progetto Verre-Verte dello Studio di Architettura e Paesaggio diretto dall’arch. Carlo Antonnicola
di Valentina Piscitelli. Il progetto Verre-Verte che lo Studio di Architettura e Paesaggio diretto dall’arch. Carlo Antonnicola ha redatto per una Società immobiliare a Latina prefigura un modello di rigenerazione urbana sostenibile applicato al terziario con parziale cambio di destinazione d’uso. Il manufatto si inserisce in un ambito periurbano caratterizzato dalla presenza di case unifamiliari circondate da aree verdi e giardini privati. In tale contesto il capannone, allo stato attuale (vedi foto in bn) si configura come un monovolume “fuori scala”, le cui dimensioni lo rendono avulso dal contesto residenziale, nonostante il tentativo dei precedenti progettisti di operare una sorta di camouflage, di fatto non risolto per via di forti elementi impattanti come la dimensione e la copertura a capanna tipica degli edifici industriali.
Il progetto di Antonnicola intende ritrovare linguaggi e materiali più affini all’organicismo, il cui presupposto è quello di determinare il manufatto in una archi-natura, ovvero ricercare una configurazione per distrarre il volume dalle sue forti connotazioni e ritrovarsi in un lessico dove il giardino in qualche modo potesse fondersi con la rigida volumetria. Il progettista si è ispirato al recupero del quartiere Vauban di Friburgo, dove le vecchie caserme abbandonate hanno lasciato il posto ad un quartiere residenziale rivisitato in chiave ecologica a forte caratterizzazione per elementi di design, arredo urbano e giardini verticali, dando luogo ad un insediamento la cui vivibilità raggiunge oggi parametri qualitativi importanti. Intervenendo sul prolungamento delle strutture metalliche, si realizzano supporti per i giardini verticali, vero punto di forza del progetto, che attraverso questa soluzione tenta di alleggerire il “fuori scala” del volume.
Un sistema di piantumazioni crea una quinta vegetale che permea l’edificio. La parete principale e le facciate laterali sono rivestite a wood-wall utilizzando doghe di rutilato marino, gli spazi aperti, concepiti per la scala di ingresso ed il vano ascensore, vengono risolti da intervalli di doghe che lasciano penetrare luce ed aria e disegnano all’esterno un carrè di quadrati. L’ingresso ha forma circolare e la relativa pensilina a semicerchio si apre alla rampa laterale esterna di accesso. La parete nord dell’edificio si configura come “muro verde” secondo le nuove metodiche del giardino verticale, sul modello della Caixa Forum di Madrid di Patrick Blanc, Antonnicola realizza un supporto tecnologico per sorregge un insieme di essenze che oltre creare un’immagine emozionale, aiutano fortemente all’isolamento termico dell’edificio.
Il programma funzionale predilige la realizzazione di unità abitative minime che rispondano al mercato sempre più vasto di singole o coppie che raramente trovano offerte consone; i tagli degli appartamenti, alcuni con i giardini al piano terra e con terrazze al piano rialzato, partono da 30 mq, fino a 40 e 50. Le tipologie edilizie sono semplici ed ispirate alla progettazione lecurbuseriana in quanto l’immobile si presta alle soluzioni delle dalles residenziali francesi che hanno ispirato soprattutto l’architettura sociale del XX° secolo, dove il posizionamento dei servizi all’interno dei connettivi risulta come unica soluzione funzionale plausibile. La quota di circa 4 metri di altezza dei piani terra attualmente destinata ai laboratori artigianali, ha consentito di costituire soppalchi di supporto nell’area di ingresso destinata ai servizi e di lasciar godere la piena altezza al vano utile con grandi vetrate e suggestioni visuali verso i giardini esterni. Nel primo piano è stato necessario invece risolvere l’illuminazione e il ricambio di aria per quei vani che inevitabilmente si sono collocati all’interno dell’edificio; le due streep vetrate di copertura che si allungano in parallelo all’asse centrale dell’edificio oltre a sopperire a tale esigenza.
Tutta la copertura è ricoperta di pannelli fotovoltaici da costituire con le finestre una sorta di effetto serra con evidenti richiami ai Kew Garden di Londra. Il lotto esterno è costituito dai più o meno piccoli giardini privati ed un’area verde d’ingresso che rende tipico tutto l’intervento che, insieme ai posti auto in prato carrabile, sintetizza il progetto in una sorta di “isola verde” ed un unicum nel linguaggio complessivo della città, ancora avara di iniziative veramente ispirate all’architettura contemporanea organica ed ecologica.