PARCO CARTA/ una bella storia calabrese, mediterranea

di Franca Franco, architetto

L’ingresso di Parco Carta

Sono a Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, ai piedi dei rilievi del Reventino, nel cuore della Sila Piccola. Cerco la sede della casa editrice Rubbettino per visitare il Parco Carta recentemente inaugurato. Alla fine del lungo viale che attraversa il centro abitato conducendo in discesa verso la zona produttiva di Soveria, e che prende il nome di due grandi personaggi che hanno segnato la storia di questo luogo, Giuseppe Garibaldi e Rosario Rubbettino, arrivo davanti ad un cancello che chiude la recinzione della vasta area industriale, formata da un muro basso in cemento sormontato da una palizzata in metallo, da cui si vede la scritta Rubbettino.

Tania Cerquiglini con lo sfondo del Museo

Ad accogliermi trovo, in pieno agosto, in un’atmosfera sospesa fra fiaba e realtà, una giovane donna, Tania Cerquiglini ricercatrice socio-territoriale, arrivata dalla Germania per svolgere la funzione di segretaria organizzativa del Festival del lavoro delle aree interne, svoltosi qui dal 12 al 14 giugno 2024, ma poi qualcosa l’ha trattenuta, la bellezza del luogo, una fervida visione imprenditoriale che continua con Marco e Florindo Rubbettino. Si occupa a tempo pieno del Museo d’impresa Carta, accompagnando i visitatori prima lungo il percorso esterno per scoprire i tesori che punteggiano il verde, poi all’interno in un percorso che racconta l’affascinante storia della carta stampata. Per prima cosa, alla mia formale domanda di dove abitasse, con la naturalezza che si ha nei rapporti di lunga amicizia, mi fa entrare nella dependance che la ospita. Un open space essenziale ed elegante, con ampie vetrate da cui entra la vegetazione, con un grande tavolo al centro, pieno di libri. A Tania piace molto vivere lì, immersa nel silenzio e nella natura.

Il laghetto nel percorso del parco

Mi racconta che il Parco è nato nel 2022 per festeggiare i cinquantanni della prestigiosa casa editrice, fondata da Rosario Rubbettino nel 1972. Esso si estende attorno all’area produttiva su una superficie verde di 12.500 metri quadrati, progettata per accogliere sia i visitatori del museo, sia i dipendenti dell’azienda in un abbraccio di bellezza che mette in comunicazione gli ambienti di lavoro con la natura e l’arte contemporanea. Il Parco è un’attestazione di riconoscimento alla Carta, rendendo tangibile il ciclo che dagli alberi e dalla cellulosa con il lavoro dell’uomo diventa materia prima con la quale vengono fatti i libri e quindi i pensieri e i sogni. Subito lo sguardo è attratto da un cerchio d’acqua in cui si specchiano salici e pioppi e immediatamente ci si accorge della varietà di essenze presenti: abeti, pini, cipressi, aceri, betulle, un vero e proprio giardino botanico in mezzo al quale, a sorpresa, compare la prima opera d’arte. Appare come una firma in una calligrafia veloce sulla cui superficie a nastro si specchia la natura circostante in un gioco di rimandi significativi, leggo Time Cutouts di Rachele Maistrello. Tania mi spiega che è una delle due opere della prima residenza d’artista nel 2022, l’altra è Control Beam di Stefan Alber. L’opera consiste in una barra di notevoli dimensioni su cui è riportato lo spettro di colori e numeri, presente sui prodotti stampati non finiti. Dunque uno scarto della produzione che diventa un dispositivo di misurazione dell’ambiente naturale. Quest’anno i due artisti ospitati sono stati Giulio Saverio Rossi che ha realizzato Low-Voltage Communication, l’installazione evoca un’altalena di fili di rame che collegano tre alberi a un disco di grafite su cui si specchia il cielo. L’altra si chiama The garden of banes (My body is a plant) di Elisa Strinna. Da un fitto campo di erbe medicinali emergono due sculture in cemento bianco, che attestano il rapporto fra corpo umano e alcune specie botaniche, rimandando ai processi alle streghe. La doppia funzione di queste piante, velenose e curative, ricorda la sottile divisione fra il bene e il male e per queste loro caratteristiche sono state da sempre utilizzate in campo medico ma anche demonizzate durante l’Inquisizione, per perseguitare le donne che ne avevano conoscenza.

Installazione nel parco

Il parco Carta è un work in progress che si arricchirà di nuove opere d’arte dietro l’attenta direzione dei curatori Alessandro Fonte e Shawnette Poe e gli artisti che si alterneranno di anno in anno, in simbiosi con la natura in cui le opere sono immerse. Specularmente, per ogni artista verranno realizzati una monografia e un taccuino che raccontano il processo di elaborazione delle opere e che verranno esposti all’interno del Museo.
Continuando a camminare e a parlare di arte, di letteratura, di luoghi, siamo entrate nell’hub che contiene i vari pezzi che formano la grande storia delle tecniche di stampa. E’ stato come entrare in un libro illustrato di fiabe, dove i grandi pannelli di cartone raccontano la storia della Stampa. La prima immagine che appare è quella di Johann Gutenberg che esamina una prova dalla sua macchina da stampa in Mainz nel 1450.

Installazione nel parco

Il Museo è attiguo al nuovo insediamento industriale che fu inaugurato nel 2000, poco prima della scomparsa di Rosario Rubbettino, il quale compì la sua visione d’Impresa che contava circa cento dipendenti e una dotazione tecnologica all’avanguardia, lasciando un faro nel territorio di appartenenza per continuare ad illuminarne la crescita. Il Museo è stato inaugurato il 14 giugno 2024, alla fine della seconda edizione del Festival del lavoro nelle aree interne, realizzato da Rubbettino Editore, Fondazione Appennino e dall’associazione RESpro – Rete di storici per i paesaggi della produzione. Prima ancora di iniziare il percorso espositivo sono attratta dalla libreria a destra dell’entrata che espone interessanti testi su scaffali in metallo, appartenenti ad una vecchia officina di autoricambi. Ne scelgo uno della collana Storie per annusare il profumo del libro prima di leggerlo. Iniziamo il percorso, muovendoci in uno spazio di circa 1000 mq. passando davanti alle varie macchine, ascoltando la descrizione dei processi di stampa e delle tecniche tipografiche, da quelle con i caratteri mobili fino al digitale, guardando con stupore e malcelata memoria i primi PC di piccole dimensioni come l’Apple Macintosh del 1993 simile a un’attuale robot. In tutto questo si intreccia la storia della Rubbettino, nata negli anni ’70 che vive l’evoluzione tecnologica partendo dalle tecniche meccaniche per poi arrivare alle tecnologie più avanzate.

Installazione nel Museo, Gutenberg e l’origine della stampa

L’esperienza immersiva in questo grande contenitore, propone inoltre uno spazio co-working, un’arena per i talk e un FabLab per vivere il Museo ed accogliere in esso ogni innovazione e sperimentazione lavorativa. Da tutto ciò emerge con chiarezza la visione di Rubbettino del lavoro come crescita culturale, dove la produzione è intrinsecamente impregnata di memoria e di futuro. Il Museo insieme al Parco vuole essere proprio quel luogo capace di contenere il processo creativo nel suo divenire sostanziandolo di quel valore culturale che gli spazi del lavoro sono ancora in grado di generare e di restituire al territorio.

Rosario Rubbettino fondatore della Rubbettino
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