Il passaggio, la relazione con la storia e con l’arte sono i temi nascosti oltre il muro dello spazio denso dell’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino. Dal giardino delle sculture, spazio con una forte vocazione meditativa e ricco di riferimenti culturali alla città di Benevento, ad uno che si presta ad essere vissuto e che gli eventi culturali intende ospitarli e offrirli alla città. Due spazi urbani con diversa vocazione ma complementari, restituiti nella loro bellezza ed unicità.
Questi sono progetti che impongono una scelta strategica e di pensiero, chiara. Sono progetti che in Italia costituiscono una costante ogni qualvolta la storia locale e il suo peso si presentano come allegati all’incarico ricevuto. È importante porsi in maniera critica articolando con un linguaggio contemporaneo, l’unico coerente al nostro tempo, un’idea di città dove gli spazi tra diventino occasioni di confronto e dialogo ma anche spazi nuovi che aggiungano una riflessione attuale al tessuto urbano antico, consolidato e spesso congelato.
La posizione dell’area rispetto alla città, la sua continuità fisica con l’Hortus Conclusus e la prossimità all’immobile utilizzato dall’Università ne invocano un ruolo di mediazione. È stato scelto per questo un approccio che facilita il percorso di visita di tutto il complesso dell’Hortus, inteso come unicum tra l’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino e la “Piazza oltre il Muro”
L’ampliamento si caratterizza come una sorta di piazza elevata, appoggiata su un alto terrapieno che offre la possibilità di essere utilizzata anche per eventi speciali, performances teatrali, concerti e proiezioni. Una vocazione naturale, più volte espressa ed evidenziata dalla natura dell’utilizzo spontaneo avvenuto nel corso degli anni. I percorsi sono stati pensati per garantire questa continuità, intesa come libertà di circolazione pedonale attraverso tutte le aree del complesso senza comprometterne la necessaria indipendenza funzionale.
Un secondo varco, oltre a quello già esistente sul muro del cavallo, traduce la continuità attraverso un elemento architettonico che dialoga con le due diverse facce del muro ed offre al visitatore una nuova prospettiva dell’Hortus Conclusus. Il nuovo varco, posto dietro l’edificio rosso, suggerisce un percorso che fa scoprire le sculture da un punto di vista opposto, diverso. Esso completa la visita di questo museo all’aperto, permettendo di apprezzarne le sculture secondo la logica di un percorso museale vero e proprio.
L’integrazione degli spazi tuttavia intende rispettare la storia e l’importanza del luogo. Per questo sono state definite delle “zone di rispetto” delle preesistenze, una lungo il muro su via Annunziata e l’altra lungo il muro di confine con l’Hortus Conclusus, comunemente indicato come il muro del Cavallo, per via della scultura dell’artista Mimmo Paladino che lo sovrasta. In generale l’intervento di ampliamento si limita ad opere di ridotto impatto e di grande rispetto dell’esistente. La sistemazione della piazza, assume le caratteristiche di uno spazio urbano flessibile le cui aree possono essere utilizzate liberamente in modo spontaneo o predefinito in base agli eventi che possono avervi luogo. A questo scopo sono state previste un’area a gradoni, una cavea ed un’area leggermente elevata che all’occorrenza può essere utilizzata come palco.
I percorsi perimetrali che attraversano, collegandoli, gli spazi, offrono punti di vista che cambiano continuamente, sulla piazza e sulla città. Idealmente, interpretando il tentativo di Mimmo Paladino di collegare l’Hortus Conclusus con la città attraverso il cavallo, nel progetto di ampliamento è previsto nei pressi del muro su via Annunziata, in asse con il Cavallo appunto, un podio che offre una vista sulla città antica. Il progetto include un rigoroso restauro dell’apparato architettonico delle sculture e di tutto l’impianto illuminotecnico. Stesso rigore ha guidato il restauro dei chioschi che Alessandro Mendini aveva donato alla Città e che qui furono collocati.
Insomma, questo intervento si muove nell’ampio e insidioso campo minato dei luoghi ricchi di arte e architettura. Non poteva per questo che essere il progetto di un percorso di visita che, attraverso delle pause pensate opportunamente, consente di esplorare, ammirare e gioire di quanto qui è conservato e vivere gli eventi che qui si svolgeranno. Una riflessione merita il ruolo di uno spazio simile nel contesto urbano e sociale contemporaneo, il nodo della gestione di questi spazi che non può essere quella che ha caratterizzato lo spazio urbano del novecento. Centinaia di secoli dopo, il concetto di piazza deve adattarsi e così quello di spazio pubblico. La riflessione riguarda la modalità secondo la quale questi spazi possano favorire relazioni sociali sfumate dalla tecnologia digitale che offre altre piazze e altri luoghi virtuali di incontro. In realtà la sovrapposizione tra identità digitali e spazi fisici è molto più forte di quanto si possa pensare. La connessione digitale che lega diverse intelligenze e conoscenze potrebbe attivare processi di gestione che mettono in collegamento interessi comuni o generare diverse forme di utilizzo dello spazio fisico. Lo spazio pubblico e la tecnologia digitale hanno margini di sovrapposizione e complementarietà. La geolocalizzazione, per esempio, garantisce un nuovo ruolo assunto dagli spazi urbani rispetto alla dinamica evoluzione delle piattaforme sociali digitali. Queste determinano il superamento del concetto di spazio pubblico dell’era predigitale conferendogli una duplice dimensione reale e virtuale. In un contesto dominato dalla evoluzione della intelligenza collettiva e dalle infinite possibilità che la rete consente di sviluppare secondo una logica per certo versi “open source”, è stato richiesto un coinvolgimento diretto dei visitatori della piazza dell’Hortus selezionando gli scatti che meglio raccontano come la piazza viene vissuta dagli abitanti della città e dai suoi visitatori.
Il carattere sperimentale assegna alla piazza il ruolo di luogo fisico e virtuale allo stesso tempo, in un gioco di rimandi che lega fortemente il passato che questo luogo rappresenta e il futuro delle città. Questo esperimento, pensato appositamente per la mostra curata da Luigi Prestinenza Puglisi “Nuove Normalita`: spazi, architettura e persone” è una chiamata rivolta agli utenti della rete ad inviare degli scatti che rendano visibile lo spazio vissuto, il modo in cui gli abitanti e i visitatori interagiscono con esso. E’ un tema che ha avuto dei risvolti molto interessanti perché sancisce, per la durata breve dell’iniziativa, il superamento della foto autoriale a favore di quella vista dalle persone comuni senza ovviamente poterla sostituire. È la celebrazione del contributo possibile dell’intelligenza collettiva che riesce ad unire due realtà che si pensavano non intersecabili. Questo esperimento conferma come la città futura avrà sempre più marcate sovrapposizioni tra la realtà fisica e quella virtuale anche nella erogazione di servizi e consumo di eventi. Occorre pensare allo spazio pubblico come ad un luogo urbano che sarà teatro di eventi e iniziative che si svolgeranno a diversi livelli, anche simultaneamente. C’è un’altra riflessione sulla quale i progettisti si sono interrogati durante la stesura di questo progetto. E’ quella relativa a ruolo del paesaggio naturale nella ri-configurazione degli spazi urbani. La considerazione di fondo è che esso non può essere marginale nella strategia di pianificazione e rifunzionalizzazione e che al contrario deve essere, e in questo progetto lo è, rafforzato dall’arte, motore di trasformazione ed elemento che guida e ispira il design. Penso che la contrapposizione tra naturale e costruito sarà presto superato e la città sarà uno spazio di fusione e di completa integrazione delle diverse componenti secondo una vera e propria visione umanistica e biofilica. Il superamento di questa contraddizione sarà fondamentale nella realizzazione della città del futuro che deve ristabilire un certo equilibrio con i cicli naturali e favorirli.
Dal testo di presentazione del progetto. A_LM, Atelier Lampugnale Morando e non L&M.A_LM si è occupato del restauro delle parti architettoniche e degli spazi esterni dell'”Hortus Conclusus” dell’ artista Domenico Paladino, del progetto della piazza adiacente “la Piazza Oltre il Muro”.